Disabili a scuola, ma non in classe

di Gabriela Jacomella.
Diciamolo subito, a scanso di equivoci: nel tanto vituperato decreto Gelmini, l�integrazione scolastica delle disabilit� non viene neanche nominata. Eppure in piazza, venerd� a Roma, c�erano anche loro. Insegnanti di sostegno, associazioni di genitori. A manifestare contro la riforma, ma soprattutto contro un ministero che, di nuovo, sembra essersi dimenticato di quello che un tempo era il vanto dell�istruzione italiana. E che invece si ritrova ormai da anni ad annaspare tra fondi che vengono tagliati o che proprio non ci sono mai stati, percorsi di formazione a dir poco tortuosi, furberie e inanit�. L�allarme in cifre. Nelle �disposizioni urgenti in materia di istruzione e universit� � non c�� dunque traccia di handicap, sostegno, formazione. Forse perch�, per Viale Trastevere, l�integrazione delle disabilit� non � un�urgenza. Eppure: 164.392 alunni, su 4 ordini di scuola statale. Oltre 53mila insegnanti in organico a tempo indeterminato (a cui vanno aggiunti circa 40mila precari). E il quadro si complica se, a quel 2-3% di ragazzi �ufficialmente� certificati dalle Asl, si unisce � dati del Centro Studi Erickson (www.erickson.it ) � un altro 15-20% con difficolt� educative, apprenditive, di comportamento e relazione. Fenomeni in crescita, dicono gli esperti. A luglio, ilministero ha emesso una direttiva � la 69 � in cui, per le �iniziative di potenziamento e di qualificazione dell�offerta formativa di integrazione� degli alunni con handicap, sono stanziati 10.500.000 euro. Che, calcolatrice alla mano, fanno meno di 64 euro ad alunno e poco pi� di 196 a docente. C�� da aggiungere la scure abbattutasi sui costi scolastici: -7.832 milioni di euro, tra 2009 e 2012. Nessun taglio ai posti di sostegno, giurano dal ministero. Per�: maestro unico, in classi che hanno fino a 29 ragazzi, contro i 25 di qualche anno fa (e senza pi� �sdoppiamento � automatico in presenza di disabili). Riduzione del personale ausiliario, e a volte sono proprio loro, ad esempio, che portano in bagno il bimbo in sedia a rotelle. Monte ore che si assottiglia, alle elementari, quando per molte famiglie con figli �speciali� la scuola � il solo porto sicuro. Integrazione mancata. Non � solo una tendenza del governo attuale. Lo stesso Fioroni, per dire, sub� pesanti contestazioni; e fu la finanziaria 2008 a introdurre il rapporto medio nazionale di un posto di sostegno ogni 2 disabili, a prescindere dall�handicap. �Quel che ha fatto il governo Prodi � un abominio: determinare l�organico in base a un puro rapporto numerico. La Gelmini si � trovata il taglio pronto su un piatto d�argento �. Non usa la mano leggera, Antonio Nocchetti. Medico, due figlie (�non disabili�), � il presidente di Tuttiascuola (www.tuttiascuola.org ), associazione napoletana di genitori di ragazzi con handicap. �Dobbiamo avere il coraggio di dire la verit�: la politica non � pi� in grado di sopportare i disabili nelle scuole pubbliche, perch� sono diventati un costo inaccettabile �. �La nostra integrazione scolastica ha tanti anni, ma ho paura che oggi venga data per scontata. Mentre all�estero stanno lottando per averla � in Europa, solo Grecia e Portogallo sono schierati sull�inclusione, gli altri hanno sistemi misti con scuole e classi speciali �, da noi c�� un impoverimento del sentire che l�alunno con disabilit� � parte integrale e integrata della classe�. A parlare � Dario Ianes, pedagogista all�universit� di Bolzano, fondatore e condirettore del Centro Studi Erickson. �Inserimento �, �socializzazione�: dalla 118/1971 alla 104/1992, �la legge dice esplicitamente che il sostegno si fa "alla classe". Le risorse aggiuntive sono ben date se vanno alla collettivit�, non � che appiccichi un insegnante al disabile e lo mandi in un�altra aula...�. E invece, �una ricerca di prossima pubblicazione, realizzata con Andrea Canevaro dell�Alma Mater e Luigi D�Alonzo della Cattolica, ha rivelato che il bimbo disabile passa molto tempo fuori dalla classe: solo uno su 2, alle superiori, � sempre "dentro". Alle materne ben il 35% sta "un po� dentro un po� fuori", una quota che sale al 60% alla primaria, al 69% alle medie. Sono medie e superiori, oggi, la nuova frontiera�. Non solo numeri. �L�abbiamo visto anche noi che con loro la scuola diventa pi� difficile. Qualche volta viene la tentazione di toglierseli di torno. Ma se si perde loro, la scuola non � pi� scuola. � un ospedale che cura i sani e respinge i malati�. Lo scrivevano, pi� di 40 anni fa, gli alunni di don Lorenzo Milani, in Lettera a una professoressa. Parlavano dei loro coetanei �difficili�, espulsi dalle scuole �dei ricchi�. Ma la riflessione si adatta anche a quei bambini �diversi� che la scuola, spesso, non sa pi� accogliere, perch� le mancano gli strumenti per farlo. Come, ad esempio, un numero sufficiente di docenti specializzati e in organico a tempo indeterminato (non supplenti �in deroga�), per garantire continuit� a studenti gi� di per s� fragili. �Di solito si entra nel sostegno per poi passare sulla propria materia� ammette Gabriella Villanis, che insegna in una media di Napoli �. Io per� ho fatto l�inverso: sono entrata con un concorso a cattedre per matematica e scienze, mi sono appassionata, eccomi qua�. Da vent�anni a tu per tu con la disabilit�. Quasi una mosca bianca: perch�, spiega Ianes, �il livello di cambiamento e precariet� � molto pi� alto nel sostegno che in altre classi di concorso. Per contro, pi� hai un corpo docente stabile, meno ore di sostegno vengono richieste. Basterebbe una metodologia didattica pi� cooperativa, avanzata...�. E qui entra in gioco un altro problema: la formazione. Ianes scuote la testa, �sono presidente del corso di laurea in Scienze della formazione primaria, ma noi stessi non sappiamo ancora che percorso debbano seguire gli studenti�. Il punto � che s�, �c�� un titolo che si ottiene con 400 ore di specializzazione, ma dato che di docenti formati non ce n�� abbastanza, si prende chi capita�. E la formazione in itinere? �L�aggiornamento, oggi, non � obbligatorio n� retribuito�, spiega lapidaria la Villanis. L�unica indagine nazionale sul tema, realizzata dall�Invalsi nel 2005-2006, rivela dati sconcertanti: quasi un istituto statale su 3 non ha docenti curricolari con formazione sulla disabilit�. Nelle private, si sale al 68%. Con buona pace del lavoro di squadra. Soldi che non ci sono, numeri che non tornano: come quelli del monte ore di sostegno, �sempre troppo poche�sospira la prof �. Allora si fa richiesta di integrazione, che a volte viene soddisfatta, altre no. E i genitori, disperati, fanno causa�. Ne sa qualcosa Nocchetti, che con la sua associazione ha portato 280 casi davanti al Tar: tutti vinti. Perch� �� vero che il bambino disabile va preso in carica da tutto il team. Ma la situazione � tale che l�unico modo per arginare la falla � mettere le mani sugli insegnanti di sostegno �. Il 5 ottobre, Ianes e Canevaro hanno lasciato l�Osservatorio ministeriale sull�integrazione: �Questa nuova politica scolastica fatta di tagli, economie presunte (...)�si legge nella lettera di dimissioni � produce in tutti ulteriore insicurezza, diffidenza e conflitti�. �Nella scuola italiana � chiude Nocchetti � ci sono ormai 600mila bimbi migranti, che sommmati ai disabili fanno quasi 800mila bambini. E i fondi? E la formazione? Altrimenti, trovino il coraggio di ammetterlo: la scuola pubblica deve diventare il ricettacolo dei paria �. Gabriela Jacomella. Fonte: http://www.corriere.it/cronache/08_ottobre_20/disabili_a_scuola_jacomella_13e0dbb8-9e7c-11dd-b7ca-00144f02aabc.shtml 22 / 10 / 2008
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